Casa Generalizia
Casa Generalizia e Collegio Internazionale dei Chierici Mariani
Roma, Italia
Fondata nel 1925
Situata vicino al centro di Roma, la Casa Generalizia dei Chierici Mariani è la “madre delle case” della Congregazione dei Chierici Mariani in tutto il mondo. I membri della Congregazione vengono a Roma per lavorare e studiare, vivendo vicino al cuore della Chiesa. Il Superiore Generale della Congregazione e il suo Consiglio supervisionano il lavoro dei Mariani nel mondo e sono direttamente responsabili delle comunità dei Mariani in Lituania, Lettonia, Ucraina, Ruanda, Camerun, Filippine e Asia.
Superiore Generale
Rev.mo Padre Joseph Roesch, MIC
E-mail: superioregenerale@marians.it
Indirizzo della Casa Generalizia
Curia Generalizia dei Chierici Mariani
Via Corsica, 1
00198 Roma, Italia
Tel: (39-06) 853-703-1
Fax: (39-06) 853-703-22
Rappresentante Legale della Casa Generalizia
Padre Wojciech Jasinski, MIC
economo@marians.it
economo@pec.it
I primi Chierici Mariani nella Città Eterna.
Storia delle origini della presenza dei Chierici Mariani a Roma….
San Stanislao di Gesù e Maria Papczyński, il fondatore dei Chierici Mariani, visitò Roma due volte durante la sua vita. La prima volta si recò a Roma quando fu ancora nell’Ordine degli Scolopi e poi già come il Chierico Mariano e il fondatore. Lo scopo della sua seconda visita fu quello di ottenere l’approvazione dell’Ordine dei Chierici Mariani da parte della Santa Sede. Anche il successore di padre Papczyński e uno dei Chierici Mariani più attivi del periodo precedente al rinnovamento della comunità – padre Gioacchino di Sant’Anna Kozłowski, si recò due volte a Roma con la missione di ottenere l’approvazione dei Chierici Mariani. Tuttavia, nessuno dei due intendeva stabilire una sede permanente dell’Ordine a Roma.
Solo nel 1731 il terzo dei Chierici Mariani arrivati a Roma – il Venerabile Servo di Dio Padre Casimiro di San Giuseppe Wyszyński – si impiegò per fondare un monastero dei Chierici Mariani nella Città Eterna. Nel farlo, aveva in mente, tra le altre cose, di aumentare le nuove vocazioni della giovane comunità religiosa. I suoi sforzi ebbero un successo solo parziale. Il 9 luglio 1731, padre Wyszyński firmò un contratto con il marchese Cristoforo Cenci che autorizzava i Chierici Mariani alla cessione della cappella della Madonna “dei Cerchi”, insieme agli edifici adiacenti che dovevano servire da monastero. Pochi giorni dopo la firma del contratto con il marchese, cioè il 16 luglio, padre Casimiro prese solennemente possesso della cappella, confermandolo con il gesto simbolico di toccare con la mano le pareti dell’edicola e di ricevere le chiavi con cui schiuse e chiuse le porte della capella.
Secondo la legge dell’epoca, la cappella rimase di proprietà del marchese. Quello tuttavia, la cedette ai chierici mariani in “usufrutto perpetuo”. L’accordo che padre Wyszyński concluse con lui obbligava i Chierici Mariani a pagare al marchese 15 scudi romani all’anno per l’uso della proprietà che gli apparteneva. Il denaro doveva essere fornito dal Consiglio Generale dei Chierici Mariani in Polonia. Purtroppo, dopo due anni, padre Casimiro fu costretto dai suoi superiori in Polonia a disdire l’accordo con il marchese di Cenci. Il motivo, a quanto pare, era l’ubicazione stessa della cappella e del monastero, idoneo allo sviluppo della malaria. Essa fu la causa della morte di diversi candidati all’ordine, provenienti dall’Italia e dalla Spagna. Dopo aver concluso le formalità per la chiusura del convento padre Casimiro tornò in Polonia nel 1733.
La cappella della Madonna “dei Cerchi”, situata sul retro del Circo Massimo, non è giunta fino ai giorni nostri. Nel corso degli anni è andata sempre più in rovina. All’interno della cappella era custodita la famosa immagine miracolosa della Madre di Dio che, dopo essere stata profanata dagli eterodossi, fu trasferita nella chiesa della Madonna “in Vincis”. Della cappella stessa rimangono solo le mura ben conservate, che nel tempo furono utilizzate per costruire dei depositi. Padre Casimiro, tuttavia, non abbandonò il piano di stabilire una sede permanente per il suo ordine a Roma. Quest’idea lo accompagnò durante il suo soggiorno romano dal 1751 al 1753. Purtroppo, anche allora non riuscì a compiere i suoi sforzi con il successo.
21 anni dopo la morte di padre Wyszyński, il Capitolo Generale dei Chierici Mariani decise di inviare a Roma i padri Candide Spourny e Giovanni Niezabitowski, assegnando loro il compito di occuparsi del processo di beatificazione sia di padre Papczyński che di padre Wyszyński. Dovevano inoltre impegnarsi nuovamente per trovare un luogo a Roma dove i Mariani potessero stabilirsi in modo permanente. I suddetti padri arrivarono a Roma alla fine del 1776 e si fermarono per qualche tempo nel convento francescano di Aracoeli. Subito dopo il suo arrivo nella Città Eterna, padre Candide iniziò un’intensa ricerca di un luogo adatto per stabilire un convento permanente. Dalla corrispondenza scambiata con il Superiore Generale in Polonia e con padre Fischer in Portogallo, comprendiamo che inizialmente cercò di prendere possesso della chiesa e del convento di Santa Maria in Navicella. Anche padre Wyszyński era interessato a questa cappella. Verso la fine del 1777, padre Spourny venne a conoscenza del piano dei Cistercensi di vendere il loro monastero al quale era annessa la chiesa di San Vito, risalente all’VIII secolo. Il 23 febbraio 1779, Papa Pio VI, con un breve apostolico speciale, approvò la vendita del monastero ai Chierici Mariani. Il prezzo dell’edificio era di 2.200 scudi. Subito dopo la firma del contratto di acquisto, i Chierici Mariani dovevano pagare 1.000 scudi. Il contratto fu firmato il 12 luglio 1779 e i Chierici Mariani presero possesso del monastero e della chiesa due giorni dopo, il 14 luglio 1779. Pagarono il resto del denaro in due rate, la prima il 4 agosto 1781 e la seconda il 29 dicembre dello stesso anno.
Tuttavia, non era facile per i Chierici Mariani residenti a Roma ottenere una somma di denaro così rilevante. I superiori in Polonia potevano inviare loro solo 500 scudi. Dovevano trovare il resto da soli. Fortunatamente, padre Candide conquistò l’amicizia dell’arcivescovo Carlo Camuzi, che accettò di donare il resto del denaro necessario per compensare le quote. L’arcivescovo concluse un contratto con i Chierici Mariani a condizioni che in seguito si rivelarono molto fastidiose. L’arcivescovo Camuzi aveva precedentemente prestato una somma di denaro al duca polacco August Sulkowski, che però era riluttante a restituirla. Il problema era che nel contratto i Chierici Mariani si obbligavano a convincere il duca Sulkowski a restituire il prestito che aveva contratto. Questo fu il motivo principale per cui l’arcivescovo accettò di fornire ai Chierici Mariani la somma di denaro mancante per l’acquisto del loro monastero. Inoltre, i Chierici Mariani dovevano impegnarsi a pagare all’arcivescovo il 6% della somma ricevuta e a celebrare messe perpetue dopo la sua morte. Infine, all’arcivescovo doveva essere concesso il diritto di vivere gratuitamente nel monastero dei Chierici Mariani fino alla sua morte.
Di conseguenza, né l’arcivescovo Camuzi né i Chierici Mariani ottennero mai dal duca Sulkowski il rimborso del prestito contratto. L’arcivescovo si stabilì nel convento di Santa Maria in Trivio, dove lasciò questo mondo il 6 ottobre 1788, mentre i Chierici Mariani rimasero a Roma fino all’invasione napoleonica della città.
Come curiosità, si può aggiungere che poco dopo la presa di possesso della nuova sede della Procura Generale, nella chiesa è stato collocato un grande dipinto della Madonna Immacolata. È stato dipinto su ordine dei Mariani da Franciszek Smuglewicz, pittore e disegnatore polacco, nato il 6 ottobre 1745 a Varsavia e morto a Vilnius il 18 settembre 1807.
Smuglewicz trascorse gli anni 1763-1784 a Roma, dove perfezionò le sue capacità pittoriche frequentando, tra l’altro, l’Accademia di San Luca, dove fu borsista del re polacco Stanislao Augusto Poniatowski. Mentre viveva a Roma, l’artista si impegnò, su richiesta di padre Candide Spourny, a realizzare un dipinto della Vergine Maria, originariamente affidato a uno degli artisti romani. Tuttavia, questo artista, pur avendo accettato un deposito finanziario, per ragioni sconosciute non intraprese l’opera. È opportuno ricordare che le pubblicazioni italiane contemporanee attribuiscono erroneamente la paternità del dipinto a Pietro Gagliardi, vissuto tra il 1809 e il 1890.
La tela, a cui Smuglewicz diede caratteristiche classiciste, fu collocata dai Chierici Mariani nel dicembre 1782 nell’altare principale della loro nuova chiesa romana.
Le già citate difficoltà finanziarie, così come altre difficoltà, portarono al richiamo di padre Spourny in Polonia nel 1783. Al suo posto i superiori inviarono don Norbert Gołkowski, che morì a Roma nel 1788. Il suo posto fu preso a sua volta da P. Tadeusz Białowieski, che rimase a Roma fino alla sua elezione a Generale dell’Ordine nel 1793. A lui seguì don Silvestro Lechniewicz, che fu nominato Procuratore Generale dell’Ordine e allo stesso tempo Superiore del Convento romano. Nel 1798, Napoleone, dopo aver invaso la Città Eterna, ordinò a tutti gli stranieri di lasciare Roma, mandando via così i Chierici Mariani dal loro monastero di San Vito.
I Chierici Mariani non tornarono più nella loro antica proprietà. Oggi la chiesa di San Vito è un edificio ausiliarie della Basilica di Santa Maria Maggiore. Già convento dei Padri Mariani ospita oggi gli uffici parrocchiali e il rettorato. L’antica e storica chiesa di San Vito è attualmente sottoposta a un intenso restauro sotto la protezione del Dipartimento Italiano per la Protezione dei Monumenti Culturali.
Tradotto e elaborato sulla base di “A Cloud of Witnesses”, Stockbridge, 2016,
Andrzej Mączyński, MIC