Con gioia celebro con voi i Primi Vespri della solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, solennità profondamente radicata nel popolo cristiano, come anche nell’animo del vostro fondatore, il San Stanislao Papczynski, che fin dall’infanzia ebbe una grande devozione verso l’Immacolata. A lei volle legare la vostra Congregazione, che ha le sue radici proprio nell’amore tenero del San Stanislao verso la Madre di Dio. La sua spiritualità si può comprendere soltanto a partire dalla sua relazione intima e profonda con l’Immacolata, un amore che è cresciuto e maturato lungo la sua vita, fino a convincersi che Mariariversava su di lui e sulla Congregazione un particolare amore di predilezione.
Cari padri, nell’Anno Giubilare che state vivendo, in occasione del 350° anniversario della vostra fondazione, siete chiamati a vivere intensamente il legame di ciascuno di voi con l’Immacolata Concezione. Questo legame caratterizza la vostra famiglia, che proprio da Maria prende nome. La vostra stessa spiritualità ha la sua sorgente nella bellezza spirituale della Madonna, bellezza e bontà di cui Padre Stanislao era affascinato. Egli infatti considerava la Vergine il capolavoro di Dio e il più perfetto riflesso dello splendore della Santissima Trinità.
Questa sera vogliamo raccogliere la testimonianza d’amore verso la Madonna del San Stanislao, lasciandoci anche noi illuminare dal fascino dell’Immacolata. In questi giorni dalle cattedrali ai santuari, dalle basiliche, dalle parrocchie e fino alle piùpiccole cappelle, si è levato il canto del Tota pulchra, Tutta bella sei, o Maria! È chiaro che non si tratta della bellezza fisica della Vergine, anche se possiamo immaginare che il suo volto lasciasse trasparire la sua bellezza interiore. Quella della Vergine è la bellezza del suo essere, che non è stato toccato, fin dalla sua concezione, dal peccato. Già il filosofo greco Plotino aveva affermato che “il bello è la fioritura dell’essere”. Questa idea della bellezza trova la sua reale concretezza in Maria, nella quale la pienezza della Grazia si traduce in una vita totalmente donata nell’amore materno verso Gesù e verso la Chiesa. La bellezza divina, cari fratelli e sorelle, non è puro estetismo, ma è la bellezza dell’amore e della bontà di Dio, che ha, nella Pasqua del Signore, la sua suprema manifestazione. Infatti, luce dell’alba di quel primo giorno dopo il sabato, vince le tenebre del Venerdì santo e attesta il fulgore della vita che vince la morte e la riconciliazione che vince la separazione e l’odio. Sant’Agostino è efficace quando, descrivendo il paradosso pasquale, afferma di Cristo: “Egli non aveva né bellezza, né decoro, per dare a te bellezza e decoro. Quale bellezza? Quale decoro? L’amore della carità, affinché tu possa correre amando e amare correndo… Guarda a Colui dal quale sei stato fatto bello”. Il Crocifìsso, con il volto sfigurato dal dolore e dalla morte, diviene “il più bello tra i figli degli uomini” (Sai 44, 3). Dio, come afferma il dogma delflmmacolata, in vista della Pasqua di Gesù, ha fatto di Maria la Tota pulchra, la nuova Èva, nella quale non vi è alcun segno di peccato. Ella è la “Madre del bell’amore”, alla quale la Chiesa attribuisce le virtù delle grandi donne dell’Antico Testamento, come l’amore della sposa del Cantico dei Cantici o la saggezza di Giuditta. E la “Figlia di Sion”, che riassume in sé stessa la speranza e l’attesa messianica del suo popolo.
Cari fratelli e sorelle, contemplando oggi la bellezza della Madonna dobbiamo stare attenti a nonidealizzarla, facendola diventare un mito. Maria è stata una donna del suo tempo, inserita nella sua società, fedele osservante della religione ebraica, sposa e madre, dedita totalmente alla cura della sua famiglia e all’educazione di suo Figlio. E questo suo essere donna, che rivela la bellezza e la presenza di Dio nel quotidiano. Al riguardo, San Luigi Maria Grignon de Monfort ha scritto che Maria è “il santuario e il riposo della Santissima Trinità” e, come afferma il grande teologo Von Balthasar, è “ilgrembo della bellezza divina”. Tale bellezza si riflette nel “Sì” dell’Annunciazione ed anche in quello sotto la Croce. Quel “Sì”, rinnovato in ogni momento della sua vita, è il centro della spiritualità della Madonna e ci tocca profondamente in quanto, al di là delle diverse spiritualità, ci unisce tutti e chiama ad essere sempre aperti e disponibili a qualsiasi cosa Dio voglia da noi, consapevoli che Lui ci ha scelti ed amati. Noi possiamo rispondere al suo amore con il nostro “Sì”. A Lui, cheogni mattina ci chiama, dobbiamo consegnare noi stessi, senza dipendere dalle cose del mondo e felici per tuttociò che Dio ha disposto per noi.
In forza del suo “Sì”, il Verbo si è fatto carne in Maria. I Padri vedevano già, in quel momento, la Chiesa, tutta raccolta nel grembo della Vergine. Al riguardo, San Francesco chiama Maria “la donna fatta Chiesa”. Infatti, la prima “cellula” della Chiesa è il rapporto tra Cristo e Maria, rapporto che raggiunge il suo culmine sotto la Croce, quando la Vergine divenne la Madre della Chiesa. Dopo la resurrezione, lei, madre del Risorto, sta in mezzo alla Chiesa, in preghiera, insieme agli apostoli. Insieme a loro ha pregato, perché ciò che lo Spirito Santo aveva compiuto in lei nell’Annunciazione avvenisse ancora. A Pentecoste Maria, in quanto Ecclesia immaculata, Chiesa immacolata, ha ricevuto lo Spirito in modo così pieno, che Ella, insieme a tutti, forma sempre il nucleo essenziale della Chiesa, con tutti i Santi, con i ministri,con coloro che hanno ricevuto dei carismi e con tutti quelli che sono aperti ad accogliere far fruttificare la Grazia. L’Immacolata Concezione, Assunta in Cielo, prega incessantemente per la Chiesa di tutti i tempi. Anche oggi Maria prega ed intercede per noi e ci accompagna con il suo tenero affetto materno. Alla Vergine Immacolata affidiamo la Chiesa ed il mondo. Le raccomandiamo stasera la vostra famiglia religiosa, perché in questo Anno Giubilare possiate riscoprire il carisma proprio del San Stanislao, la bellezza dell’amore che si dona, e manifestare la misericordia di Dio, che Maria ha cantato nel Magnificat. Cari fratelli, come ha scritto Padre Turoldo, “questo è il tempo di unire le voci, di fonderle insieme, e lasciare che la Grazia canti e ci salvi la bellezza”.